Tango del calcio di rigore

Stagione Comune di Pergine

Martedì 21 gennaio 2020 - ore 20.45

di Giorgio Gallione
con Neri Marcorè, Ugo Dighero
e con Rosanna Naddeo, Fabrizio Costella, Alessandro Pizzuto
regia di Giorgio Gallione
produzione Teatro Nazionale di Genova

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È il 25 giugno 1978. All’Estadio Monumental di Buenos Aires va in scena Argentina-Olanda, finale dei mondiali di calcio. Il clima è surriscaldato perché la nazionale argentina deve vincere a tutti i costi. Seduto in tribuna d’onore c’è, infatti, il generale Jorge Videla, gran burattinaio del mondiale, al potere dalla notte del golpe del 24 marzo 1976. Accanto a lui, discosto dalle telecamere, c’è Licio Gelli, il Venerabile della loggia massonica P2, suo amico personale.
La partita finisce 3 a 1 per i padroni di casa. Si conclude così, con una festa di cieca rimozione, la più vasta e costosa operazione di propaganda politica per mezzo dello sport dopo le Olimpiadi tedesche del ’36. Almeno per una sera dai cieli dell’Argentina cadranno solo coriandoli e festoni, e non corpi di donne e uomini invisi al regime, lanciati dai portelloni degli aerei verso le acque dell’oceano. Dal giorno dopo, però, i “voli della morte” riprenderanno puntuali e le Madri di Plaza de Mayo ricominceranno a chiedere giustizia.
Durante i campionati del ’78 in Argentina succede di tutto: morte, tortura, desaparecidos, doping, paura e corruzione. Ma è anche il momento di maggior popolarità e consenso della dittatura Videla. A dimostrare come spesso lo sport è usato dal potere come subdola forma di occultamento della realtà o raffinato strumento di oppressione.
Un bambino di allora, oggi adulto, cerca di ricostruire il suo passato di spettatore appassionato di calcio alla luce della propria esperienza, recuperando storie di “futbol”, a cavallo tra mito, realismo magico e tragica realtà storica. Tango del calcio di rigore diventa così un affresco su calcio e potere, in salsa sudamericana e in forma di “tanghedia” (ovvero tango più tragedia più commedia), ricostruito sia dagli occhi di un bambino che da quelli di un consapevole cittadino dei nostri giorni. Uno spettacolo tra mito e inchiesta, musica, favola e teatro civile, cosciente delle lezioni di Osvaldo Soriano e di Ryszard Kapuściński. (Giorgio Gallione)

 

 

                          

                                                                     

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