Aiace
ScenaTrentina
Giovedì 20 settembre 2018 - ore 20.45
Di Yiannis Ritsos
Traduzione Nicola Crocetti
Con Andreapietro Anseimi
Consulenza per il neogreco Antonia Angela Farantatou
Regia Sara Troiani
Luci Omar Fisicaro
Luci Omar Fisicaro
Produzione Carro di Dioniso in collaborazione con ariaTeatro e Laboratorio Dionysos - Archivio digitale del teatro antico
Tra l'esercito dei Greci in guerra contro Troia, Aiace di Salamina è secondo solo ad Achille per forza ed audacia, perciò alla morte di quest'ultimo spetta a lui l'onore di riceverne le armi. Un complotto di potenti, però, assegna il premio a Odisseo, attirando i sanguinari propositi di vendetta di Aiace, fermato dalla dea Atena che devia la sua furia omicida su un branco di bestiame. Ritornato alla ragione, Aiace prende la decisione di morire, per non permettere ai suoi nemici di deridere lui e il suo folle gesto.
La vicenda della pazzia di Aiace, portata in scena da Sofocle nel V secolo a.C., rappresenta lo sfondo mitologico su cui si innesta il racconto, dal sapore assolutamente moderno, del poeta greco Yiannis Ritsos: nel poema si immagina il soliloquio dell’eroe rivolto alla sua donna, Tecmessa, dopo la notte di razzia. Dalle sue parole emerge la consapevolezza di come la gloria e gli onori del passato possano essere cancellati per un singolo errore commesso e di quanto sia inutile affannarsi alla loro conquista.
Nello spettacolo, Aiace rivive la notte e la giornata trascorse prima di incontrare la moglie: a lei e al figlio dedica un lungo commiato in bilico tra estatica incoscienza e amara consapevolezza, rappresentando la tragedia – tutta umana, eppure così eroica – di chi per uno sbaglio, anche innocente, si sente inadeguato al mondo fino a volerne negare l'importanza con la morte. La scena, semplice ma evocativa, rimanda ad un contesto quotidiano e disadorno e, insieme, ad una prigione, quella illusoria e cerebrale di Aiace e quella fisica di Ritsos che, durante la sua prigionia a Leros sotto la dittatura dei colonnelli, aveva composto questa poesia dedicandola all’eroe di Salamina.