Miniere

Giovedì 6 febbraio 2014 - ore 20.45

ingresso € 15 (€ 12 ridotto)
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di e con Aida Talliente

 

L'attrice friulana porta con sé il pubblico in un affascinante viaggio nel cuore della terra e dell'umanità, nella miniera di Raibl (Tarvisio, UD), occupata 23 anni fa dai suoi minatori per 17 giorni, passati a 500 metri sottoterra per evitare la fine di tutto: lavoro, relazioni, vita.

 «Ho incontrato anime che vivono l'una accanto all'altra con addosso una ferita rimasta aperta – spiega l'autrice –, che hanno perso il lavoro da un giorno all'altro, senza poter scegliere nulla. Minatori che non hanno potuto trasmettere ai più giovani la loro arte mineraria, che hanno lottato invano, accettato offerte e tante promesse non mantenute».

Nel 1991 la miniera viene chiusa come tanti altri giacimenti d'Italia. Inizia così uno sciopero che coinvolge l'intera comunità, perchè "la miniera è il paese e il paese è la miniera": i minatori occupano le viscere della terra in condizioni durissime, le donne li sostengono, manifestando in paese e dando vita a presìdi in cui preparano da mangiare, protestano, pregano, fanno riunioni, sempre in prima linea. Una storia di lotta, che termina con una sconfitta. La miniera chiude. Dopo tanti anni il paese da allora è svuotato, ma molti minatori ancora vivono lì, ancora orgogliosi di quel loro amato e odiato lavoro, ancora profondamente legati a quella montagna, a quelle gallerie buie che hanno percorso per tutta una vita, e che ancora li fanno commuovere e vibrare.

Ai loro occhi la miniera è un essere vivenete, che respira e va coltivato, che ha bisogno di cure e attenzione. I minatori parlano infatti del loro lavoro come di una "coltivazione". Non si tratta di scavare buche e gallerie, ma conoscere la roccia, sapere come trattarla, forarla, dove farlo e come, con pazienza, con lentezza, dedicando tanto tempo, come il contadino fa con la terra.

«L'odore della miniera è caratteristico, è difficile descriverlo perchè è un insieme di umidità (e l'umidità ha un suo odore) e profumi di ciò che c'è attorno. Quello della miniera vecchia, dato dalla la macerazione del legno attraverso l'acqua, è il più particolare. Quel legno che serve a tener in piedi la volta, continua a vivere emanando il suo odore, ed è così che manifesta la sua anima. La miniera respira, il suo respiro passa e ti porta l'odore che arriva dalle parti più nascoste di essa. Lei abbraccia, allatta, dona le cose che servono. I cunicoli, i buchi in cui t'introduci, avvolgono. La miniera fa sentire protetti. C'è il pricolo ma lei ti avverte attraverso i rumori e altri segni. La miniera ti vuole bene. Anche quando moriva qualcuno, non riuscivi ad odiarla, tornavi in quel posto, la toccavi, la guardavi e dicevi: bene, oggi ti affronto così! La osservavi proprio come si osserva una madre. Bisogna capirla, anche quando accadono degli incidenti. Non è mica colpa sua se viene giù una faglia!»

 

 

 

                          

                                                                     

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